11/08/2023 - 70° ANNIVERSARIO DALLA MORTE
Era l’11 agosto 1953 quando Tazio Nuvolari, l’indimenticabile asso della moto e dell’auto, si spense nella casa di via delle Rimembranze, a Mantova. Venerdì 11 agosto 2023 alle ore 11,00, l’Automobile Club Mantova ed il Museo Tazio Nuvolari con la partecipazione dell’Amministrazione Comunale ricorderanno i 70 anni dalla sua scomparsa, deponendo una corona di alloro sul monumento di Largo Pradella e augurandosi una partecipazione numerosa degna del grande campione mantovano. Nell’occasione, sarà consegnata a tutti i presenti la digital card, con contenuti speciali, realizzata dal partner di ACI Mantova Global Media Fabio di Castagna. Nella stessa giornata il Museo Tazio Nuvolari, di via N. Sauro angolo via G. Romano, resterà aperto dalle ore 10,00 alle ore 18,00.
Biografia
Nato a Castel d’Ario, in Provincia di Mantova, il 16 novembre 1892, figlio di agiati proprietari terrieri, Tazio Giorgio Nuvolari iniziò la sua carriera di pilota sportivo nel 1920. E’ la prima guerra mondiale a ritardare il suo esordio nelle corse, che avviene soltanto a 28 anni, dopo aver ottenuto la licenza di corridore motociclista. Ed è proprio correndo in moto che raggiunge rapidamente una vasta popolarità. Nel 1924 è Campione d’Italia delle 500 con la Norton e nel 1926 con la Bianchi 350, la leggendaria “Freccia Celeste” con la quale vince tutto ciò che c’è da vincere. Diventa così il campionissimo delle due ruote, ma gli rimane l’auto nel cuore. Nel 1927 la sua scelta è fatta correrà in auto ma non rinuncerà del tutto alla moto, che lascerà a fine 1930. Nell’inverno tra il 1927 e 1928 fonda a Mantova la Scuderia Nuvolari e corre su Bugatti con sorte alterna. Nel 1930 l’Alfa Romeo gli offre una macchina ufficiale una 6C 1750 GS per la Mille Miglia. Tazio fa impazzire mezza Italia: vince la grande corsa ed è il primo pilota che percorre i 1600 chilometri del tracciato a oltre 100 di media. Da quel momento il “Mantovano volante” costruisce, gara dopo gara, la sua leggenda di pilota invincibile. Con le Alfa raccoglie una serie strepitosa di vittorie nelle competizioni più importanti. Per citarne solo alcuni la Targa Florio (1931,1932), la Coppa Ciano (1931,1932,1935,1936), di nuovo la Mille Miglia (1933), Il Gran Premio di Monaco (1932), il Gran Premio d’Italia (1931,1932,1938), la 24 Ore di Le Mans (1933), il Tourist Trophy (1930 e 1933), il Gran Premio di Pau (1935). Ma il suo capolavoro lo realizza sulla pista del Nurburgring, dove il 28 luglio 1935 si disputa il Gran Premio di Germania. I tedeschi sono certi: le Mercedes e le Auto Union stracceranno gli italiani. Ma Nuvolari li sorprende: con la sua vecchia e stanca Alfa Romeo Tipo B P3, dopo una spettacolare rimonta, supera la Mercedes di Manfred Von Brauchitsch poco prima del traguardo. L’Italia intera impazzisce per lui e perfino gli americani ne fanno un eroe quando conquista nel 1936 sul Circuito di Roosevelt Field, la prestigiosa Coppa Vanderbilt. I tedeschi fanno di più gli offrono di correre per la Auto Union, vettura su cui Nuvolari ottiene altri successi memorabili i Gran Premi d’Italia e di Donington del 1938 e quello di Iugoslavia del 1939. La guerra interrompe la sua carriera. Alla ripresa, viene dato per spacciato e lui stanco e invecchiato non smette di gareggiare, anche se ormai è ultracinquantenne raccoglie le sue ultime vittorie. Passano poco più di tre anni dall’ultima competizione e quello che Ferdinand Porsche aveva definito “il più grande pilota del passato, del presente e del futuro” taglia il suo ultimo traguardo alle 6 del mattino dell’11 agosto 1953.
Nel corso della sua lunga vita sportiva Nuvolari ha partecipato a non meno di 340 competizioni, 127 in motocicletta e 213 in automobile, conquistando 91 vittorie assolute e 70 di classe e facendo registrare 101 colte il giro più veloce. E’ stato 2 volte Campione d’Europa (1 in moto ed 1 in auto), 7 volte campione d’Italia (2 in moto e 5 in auto) ed ha conquistato 5 primati internazionali di velocità, stabilendo nel 1935 il record sul miglio lanciato a 323,125 Km orari. E’stato anche coinvolto in numerosi gravi incidenti, riportando ferite e fratture in tutto il corpo. Ha rischiato di morire bruciato vivo nel rogo della sua macchina o di rimanere schiacciato. Ma nulla lo ha mai fermato. Le sue imprese hanno fatto di lui una leggenda.
Il Presidente
Alberto Marenghi
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